Gomorra, emulazione ed eroi del nulla




C’è poco da discutere, Gomorra crea emulazione. Nella città di Napoli e non solo vengono vendute magliette con le immagini dei vari protagonisti della serie, i vestiti e gli accessori che essi indossano sono di moda così come le loro bizzarre capigliature (a parte quella di Ciro, quella di Ciro va bene...).
All’adesione estetica dei molti segue anche un’adesione più profonda che in non pochi casi sfocia in scelte di vita similari a quelle dei vari Pietro Savastano, Genny, Ciro, Patrizia, Chanel..
La serie tv scritta dallo scrittore Roberto Saviano è di fatto diventata una cassa di risonanza a favore della criminalità organizzata, un’epica dello spaccio e del guadagno ottenuto tramite la sopraffazione e la prepotenza.
Questo però è un copione già noto, Gomorra non sarà né il primo né l’ultimo film/serie tv sulla malavita e la criminalità organizzata che crea schiere di ammiratori e non solo; pensiamo ad il Padrino, Scarface, Carlito’s Way per passare ai nostrani Romanzo Criminale (sia la serie che il film) ,Faccia D’Angelo o Suburra solo per citarne alcuni.
Il problema è del perché questi film creino oggi più che mai proselitismo ed emulazione.
Vi è certamente una causa socio-economica rintracciabile nella mancanza sempre più crescente di lavoro in Italia, nella privazione di qualsiasi futuro per le nuove generazioni, nell’assenza di qualsiasi possibilità di miglioramento o di un onesto riscatto sociale. Ma non basta, vi è anche una causa di tipo esistenziale che consiste nella totale assenza di una dimensione etica profonda e condivisa.
Le generazioni attuali sono cresciute senza nessun orizzonte ideale, senza miti, senza eroi, senza riferimenti valoriali e con figure di riferimento instabili ed incerte nel loro essere, l’unico orizzonte esistenziale che gli viene offerto è la pura materialità intesa come mera soddisfazione dei propri bisogni, altro non gli è concesso di esperire.
E’ in questo deserto etico che serie tv come Gomorra diventano una vera e propria mitologia del male, un testo sacro del guadagno ad ogni costo, altro che semplice descrizione di una realtà che già esiste (a parte il fatto che per questo tipo di lavori esistono la saggistica e la documentaristica e che lo stesso concetto di fiction stride con quello di oggettività)!
Vi è inevitabilmente in tutto ciò un'imprescindibile responsabilità morale ed etica ma su questo tornerò in più appropriata sede... la domanda adesso è un'altra perché anche di altro si tratta.
Come è possibile che dei ragazzini indossino delle magliette o peggio ancora emulino un Genny Savastano? Stiamo parlando di un  personaggio che non solo ha fatto uccidere il proprio padre ma è amico anche con colui che gli ha ucciso la madre.
Forse il paradosso e lo scandalo di Gomorra è proprio questo, la serie scardina definitivamente gli ultimi valori presenti anche nel mondo criminale e l’esempio di cui sopra ne è una prova inconfutabile. Genny fa una cosa impensabile soprattutto per un criminale, non solo perdona ma torna anche amico con Ciro (Il killer dei genitori di Gennaro Savastano per intenderci) fino al punto di definirlo un fratello.
Se figure del genere vengono ammirate ed addirittura emulate da migliaia di adolescenti la causa non risiede solo in una serie ben fatta, bensì nel nichilismo etico ed esistenziale in cui le varie agenzie educative e la società tutta li ha fatti crescere.

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